Microbiota cutaneo: cos’è?

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microbiota cutaneo

Conoscere la struttura e la funzione della pelle non è sufficiente per conoscere a pieno l’ambiente cutaneo. Si parla spesso della superficie cutanea come di una barriera di cellule morte, non vitale. In realtà è un luogo ricco di vita, fondamentale per ospitare il microbiota cutaneo, un mix di microrganismi che contribuiscono al mantenimento del benessere della pelle.

Definizioni

Prima di iniziare a parlare di microbiota è necessario definire alcuni termini spesso usati impropriamente ma indispensabili per comprendere questo argomento. 

Microbiota: con questo termine si intende l’insieme dei microrganismi che vive sulla o nella nostra pelle.
Microbioma: è l’insieme del genoma (materiale genetico) dei microrganismi che popolano la cute
Disbiosi: situazione di non equilibrio e di alterazione della diversità e del funzionamento dei microrganismi cutanei.
Prebiotici: sostanze che hanno effetto benefico sul microbiota (ad esempio ne promuovono la crescita). 
Probiotici: microrganismi vivi che se somministrati portano un beneficio all’ospite.
Flora residente: insieme dei microrganismi che popola una certa zona cutanea.
Microrganismo patogeno (o solo “patogeno”): microrganismo che può recare danno. Ad esempio può essere causa di malattie.

Cos'è il microbiota cutaneo?

La nostra pelle viene rapidamente colonizzata da diversi tipi di microrganismi dal momento in cui entra in contatto per la prima volta con il mondo extrauterino.
La composizione della flora cutanea varia da individuo ad individuo in base a diversi fattori, varia anche al variare della zona del corpo: la flora in zona ascellare non è la stessa delle guance, per esempio. Si può dire che il microbiota di ognuno di noi è unico.

In generale il corpo umano ospita più di 1000 specie batteriche, funghi e virus. In particolare fanno parte del microbiota diversi batteri gram positivi, soprattutto del genere Staphylococcus, Corynebacterium e Cutibacterium. Questi tre da soli costituiscono il 60% delle specie batteriche presenti. I gram negativi sono presenti ma in minor quantità. I funghi più abbondanti sono del genere Malassezia.

Ruolo del microbiota cutaneo

La maggior parte dei microrganismi presenti sulla cute sono commensali, ovvero innocui (non ci portano vantaggi ma non sono dannosi), oppure simbionti, ovvero che hanno effetti positivi.
Tra i vantaggi che ci apportano i microrganismi è necessario menzionare la protezione dai microrganismi patogeni, i microrganismi “cattivi” che possono portare a patologie cutanee. Può sembrare un controsenso che la pelle sfrutti dei microrganismi per proteggersi da altri microrganismi ma è proprio così.
I “microrganismi buoni” ci possono proteggere dai patogeni in diversi modi:
– producendo sostanze acide che contribuiscono al mantenimento del pH acido della cute (il cosiddetto “mantello acido”). Il pH acido rende sfavorevole la crescita di diversi patogeni
producendo sostanze come peptidi e proteine che impediscono la colonizzazione dei patogeni.
– occupando spazio e consumando risorse rendendole non disponibili per i patogeni. In altre parole la flora residente compete con i patogeni per spazio e sostanze nutritive.

Fattori che alterano il microbiota

Il microbiota cutaneo non è un’entità statica ma è viva, in continuo mutamento. Sono diversi i fattori che possono modificarlo, vediamo qualche esempio:
caratteristiche individuali: sesso, età, etnia, produzione di sebo, sudorazione, stato di idratazione, variazioni ormonali. Per il momento gli studi indicano che varia da individuo a individuo ma rimane più o meno stabile nel tempo.
pH e temperatura corporea: il corpo umano non ha lo stesso pH e la stessa temperatura in tutte le zone. Ad esempio il viso ha pH più acido della zona ascellare e le mani sono più fredde della zona inguinale. La variazione di questi fattori determina aree corporee con caratteristiche diverse, che ospiteranno popolazioni microbiche diverse. Ad esempio batteri del genere Staphylococcus e Corynebacterium predominano negli ambienti umidi (ombelico, ascelle…) mentre batteri del genere Propionibacterium prediligono ambienti sebacei (es. fronte)
fattori ambientali: temperatura, esposizione ai raggi UV, umidità.
stile di vita: nutrizione, consumo eccessivo di alcolici
altro: terapie farmacologiche, abitudini igieniche

Cosa succede in caso di disbiosi?

I microrganismi ospitati sulla cute sono continuamente sottoposti a stress meccanici, fisici e chimici come desquamazione, asportazione (ad esempio quando laviamo o disinfettiamo la pelle o quando ci grattiamo), esposizione ai raggi UV, cambiamento dell’ambiente ecc… Normalmente la flora si ricostituisce autonomamente, ma in certe condizioni, ad esempio quando gli stress sono eccessivi, ciò non avviene, il microbiota cutaneo si altera ed alcune specie innocue possono proliferare e diventare patogene. Questa alterazione si chiama disbiosi e può portare a problemi cutanei come eczema, acne, forfora, infiammazione, prurito, eccessiva desquamazione.

I cosmetici possono alterare il microbiota cutaneo?

L’effetto dei cosmetici sul microbiota è tutt’ora oggetto di studio ed interesse e non sono molte le ricerche al riguardo. Per il momento gli studi indicano che sì, i cosmetici possono alterare il microbiota cutaneo. In particolare è stato studiato l’effetto dell’applicazione quotidiana di deodorante, che pare alteri il microbiota ascellare portando i microrganismi a raggiungere un nuovo equilibrio. In generale, ogni volta che un cosmetico che applichiamo modifica le caratteristiche della cute come pH, stato di idratazione e presenza di sebo, il microbiota può cambiare. Questo non vuol dire che i cosmetici siano dannosi. Solitamente le modifiche del microbiota provocate dai cosmetici non causano problemi, la flora si ripopola e ritorna in condizioni di equilibrio. Attenzione però ai prodotti che alterano anche la barriera cutanea come esfolianti aggressivi e detergenti, se usati molto frequentemente.

Cosmetici con probiotici

In seguito agli studi sugli effetti dei cosmetici sul microbiota sono stati proposti diversi cosmetici “microbiota-friendly”, ovvero prodotti in grado di non alterare eccessivamente la flora cutanea o di ripristinarla (ad esempio dopo la detersione). Per questo scopo si è pensato di formulare cosmetici con probiotici, ovvero con microrganismi “buoni”. In un primo momento può sembrare banale formulare prodotti con probiotici, ma non lo è affatto e non sono pochi i punti da chiarire: se il microbiota cutaneo di ognuno è diverso, come può un unico cosmetico adattarsi a più persone? In quale quantità vanno inseriti i probiotici nei cosmetici? Come conservare correttamente un prodotto nel quale vengono volontariamente inseriti microrganismi vivi? I cosmetici con probiotici hanno sempre un effetto positivo su cute sana o si rischia di modificare la flora residente?

Per quanto studiato fino a questo momento, in alcune condizioni cutanee come dermatite atopica, acne e dermatite seborroica l’uso di particolari probiotici sembrerebbe un valido coadiuvante. Nella dermatite atopica sono stati osservati il miglioramento di eritema e prurito, la riduzione della concentrazione di S. aureus e l’aumento della produzione di ceramidi. Nell’acne sono stari osservate la riduzione di lesioni ed eritema e la diminuzione della presenza di batteri patogeni. Nella dermatite seborroica alcuni ceppi batterici si sono rivelati efficaci nel ridurre l’eritema ed il prurito.

Anche la pelle in condizioni fisiologiche/normali sembrerebbe beneficiare dell’applicazione di prodotti con probiotici: aumentano la presenza di ceramidi a livello cutaneo e l’idratazione. Nei soggetti con pelle sensibile è stata osservata una diminuzione della sensibilità (aumenta la resistenza della cute agli stress meccanici). Non sono stati osservati effetti non desiderati o secondari.

Sono necessari ulteriori studi in ogni campo.

Cosmetici con prebiotici

I prebiotici nei cosmetici vengono inseriti allo scopo di fornire nutrimento alla flora residente allo scopo di renderla più resistente agli stress di cui abbiamo parlato nei primi paragrafi dell’articolo. In parole più semplici, il ragionamento che sta  dietro l’inserimento dei prebiotici nei cosmetici è: se diamo nutrimento ai “batteri buoni”, questi saranno avvantaggiati nella competizione con i batteri “cattivi”. Alcuni prebiotici che si possono trovare nei cosmetici sono l’inulina (INCI: Inulin), i fruttooligosaccaridi (INCI: Fructooligosaccharides), il lattulosio (INCI: lactulose), il glucomannano (INCI: Glucomannan).

Leggi anche:
struttura e funzione della cute
funzione barriera della cute
ceramidi nei cosmetici

Riferimenti:
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CosIng
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